" La creatività è quella meravigliosa capacità di cogliere realtà tra loro distinte e disegnare una scintilla dalla loro giustapposizione." Max Ernst
Probabilmente molti fotografi, ad essere sincero me compreso, hanno utilizzato questo espediente inconsapevolmente, senza neanche sapere che si definisse in tal maniera. Quando parliamo di giustapposizione intendiamo l’utilizzo di due (o più) immagini che, impaginate l' una a fianco all’altra, andranno a creare una relazione reciproca comunicandoci qualcosa in modo praticamente inequivocabile, e le caratteristiche di una andranno a relazionarsi con quelle dell’altra. Molto spesso questa tecnica rivela gli aspetti ironici della realtà , inducendo a riflettere l'osservatore , suscitando in lui meraviglia o stupore.
Le regole da seguire per giustapporre in modo corretto sono poche e apparentemente semplici:
entrambe le immagini devono presentare delle analogie;
il colore non deve essere un disturbo nel momento della relazione (entrambe a colori o in bianco e nero, non una per tipo);
devono essere analoghe ma diverse, in modo da riuscire a veicolare il significato che vogliamo comunicare (un uomo peloso a sinistra, una scimmia a destra; solo per fare un esempio).
La giustapposizione può aiutarci a sfuggire al blocco creativo perchè quando mettiamo insieme situazioni comuni o oggetti che hanno poco a che fare tra loro tutto diventa interessante per farci uscire da quella stagnazione creativa ( momentanea mancanza di motivazioni ) in cui potremmo trovarci. Non e' per nulla semplice creare accostamenti significativi in fotografia, per questa ragione possiamo innescare o risvegliare la nostra creatività facendo ricorso alla giustapposizione, sebbene sia uno dei metodi, a mio avviso, più complessi da utilizzare . Personalmente posso affermare che la tematica in questione mi è stata molto di aiuto durante quei periodi bui in cui ogni fotografo si imbatte professionista o amatoriale che sia .
Brian LLoyd nel suo " Street Photography. Corso completo di tecnica fotografica " - vedi blog -, ci regala un suggerimento tanto banale quanto prezioso: il consiglio è quello di "appostarsi" nei pressi di un'insegna commerciale, ad esempio davanti un negozio, individuandone le potenzialità per una presumibile giustapposizione. L'attesa ripaga, fidatevi.
Esempi magistrali di giustapposizione di Elliott Erwitt e Richard Kalvar
VIVIEN MAIER LA TATA CON LA ROLLEIFLEX
Può un fotografo restare anonimo fino alla sua morte? Possono le proprie opere restare nell'oblìo per l'intera vita? Fino al 2007 sembrava un'opzione quantomeno poco probabile quando uno sconosciuto, Jhon Maloof, partecipando ad un'asta in quanto interessato ad acquistare materiale sulla sua città, Chicago, comprò varie scatole piene di rullini ancora da sviluppare. Solo dopo un paio di anni decise di vedere cosa celassero i negativi scoprendo un tesoro che solo in seguito fu definito tale. Ho scelto di mettere nero su bianco il mio pensiero non tanto per il susseguirsi degli eventi biografici che a dire il vero sono oltremodo conosciuti, quanto per l'aurea di mistero e fascino che ruota attorno alla "fotografa bambinaia".
Vivien Maier, come le sue foto, ha vissuto in silenzio e nel silenzio. Lo testimonia il fatto che, anche dopo la sua morte e dopo il ritrovamento dei negativi, e' apparso complicato cercare e trovare notizie riguardanti la sua vita. E' noto che fosse una babysitter, nubile e senza figli , con una personalità enigmatica riservata e segreta. Ha passato l'esistenza in viaggio tra New York, Chicago, giungendo in Asia e nelle Filippine e regalandoci scatti che non hanno nulla da invidiare, per l'impatto emotivo a cui costringono l'osservatore, ad immagini di ben più noti e quotati fotografi. Lo so, e me ne rendo conto, sono di parte! Ma non poteva essere altrimenti, dal momento che ho ritrovato nelle sue immagini, quell'elemento che mi accosta al suo modo di vedere ( non di guardare ) la "marginalità urbana": la curiosità. Si è detto che fosse un'accumulatrice compulsiva, ma a quanto sembra non tutti gli aspetti caratteriali fuori dall'ordinario portano a conseguenze negative dal momento che è solo grazie a questa sua particolarità che sono giunte a noi le proprie opere. Per la fortuna degli estimatori del genere, i negativi da sviluppare sembra siano ancora molti. " Sono una sorta di spia", amava definirsi. Come biasimarla ? Chi è il fotografo di strada se non colui che discretamente cattura la "marginalità urbana " senza mai scinderla dalla realtà?
Siamo forse di fronte ad un "nuovo talento" da (ri)scoprire? Credo proprio di sì.