Un reportage non è altro che la storia di un dato evento o avvenimento. Ciò premesso, il fotografo deve partire studiando le caratteristiche di ciò che vuole rappresentare tramite le proprie immagini, scegliere soggetti e luoghi piuttosto che scenari o ambientazioni socio-politiche-culturali.
In secondo luogo sarà necessario recarsi sul sito per entrare in contatto con la realtà che lo circonda per poi riuscire a capire gli orari, i ritmi e le abitudini di ciò che vogliamo riportare sulle immagini.

Il reportage fotografico può assumere  varie sfaccettature: può essere paesaggistico, può prendere in considerazione l'aspetto storico-culturale di siti archeologici, piuttosto che  essere giornalistico con i vari temi di cronaca  connessi. 
Durante il mio percorso ho cercato di sviluppare proprio quest'ultimo aspetto tentando di trovare connessioni stilistiche anzichè tematiche con con il genere che prediligo, la fotografia di strada - vedi articolo blog -
Il fotografo è l'unico regista, sceneggiatore ed attore della storia che vuole raccontare, è l'unico responsabile del risultato sia tecnico che estetico-narrativo della serie fotografica.  Tutto ciò ha come conseguenza un racconto basato non sulla fantasia ma su un susseguirsi di eventi legati tra loro da un unico filo conduttore capace di creare connessioni di senso compiuto tra l'inizio e la fine dello stesso.

Un reportage, che sia definito da una serie di immagini anzichè da un'articolo giornalistico, deve raccontare la verità. Quest'ultima, nel caso qui descritto, viene raccontata tramite istantanee reali pertanto l'abilità del fotografo risiede nel comporre una serie di immagini prive di alterazioni di sorta, senza interferire con quanto osservato.
Contestualmente, a mio avviso, si ha un vincolo morale a suscitare emozioni, stimolare reazioni, ad accendere provocazioni. 
Tutto ciò non rientra forse nello scopo del fotografo di strada? ​
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Due tra le più famose  immagini del padre del fotogiornalismo Robert Capa